Era proprio il film che volevo vedere da tanto.
Avevo visto i trailers, letto le recensioni e i commenti positivi, ne avevo sentito il resoconto entusiasta degli amici che erano stati a vederlo al cinema.
Ne avevo sentito parlare talmente tanto che ormai conoscevo trama, protagonisti e gags principali.
Mi mancava giusto il finale e così, quando ho saputo che finalmente davano Perfetti Sconosciuti in prima serata, ho prenotato il mio appuntamento con il divano.
Il film non ha deluso le aspettative: geniale in tutto e non aggiungo altro. Se l’avete visto capite di cosa sto parlando, se non l’avete visto non voglio rovinarvi la sorpresa.
Ma oltre la trama geniale, quello che mi ha colpito fuori misura è il bellissimo appartamento in cui tutte le scene del film sono ambientate (questa scelta fa sì che l’effetto sia molto simile a quello di una rappresentazione teatrale).
Dalle prime scene ho pensato: cavoli…la mia prossima casa la vorrei proprio così!
Personale, colorata e così elegantemente “disordinata”.
I padroni di casa sono Eva (psicanalista) e Rocco (chirurgo plastico) e il loro meraviglioso appartamento fa da sfondo alla cena organizzata per i loro amici di sempre, con la scusa di ammirare l’eclissi totale di luna e conoscere la nuova misteriosa fidanzata dell’amico separato Peppe.
Quasi tutto il film, si svolge attorno al grande tavolo quadrato, circondato dalle sedie DSW di Vitra.
Un classico parquet a spina di pesce, sul quale spicca il tappeto patchwork .
Le grandi e luminose finestre bianche che contrastano con l’intenso blu delle pareti.
Il romantico angolino relax con la poltrona e il poggiapiedi anni ’50 in bianco e bordeaux.
E cosa dire del living, dove l’atmosfera vintage degli arredi anni ’50 continua con la coppia di poltrone dall’insolita sfumatura viola.
Una vecchia cassetta in legno fa da portariviste. Pouf e tavolini di forme e materiali diversi sono disseminati in ogni angolo.
Un’intera parete è arredata con libri e riviste su semplici mensole.
Ed ecco il controcampo del living: una coppia di cassettiere metalliche da ufficio affianca le mensole. Subito dopo un altro intimo angolo con una vecchia bergere e un tavolino illuminati da una lampada da terra e una piccola abat-jour.
A destra della porta della cucina un’altra cassettiera, illuminata da una lampada da scrivania.
Le luci sono le altre grandi protagoniste di questo interno.
Ed ecco il pezzo forte, la cucina. Questa classica e allo stesso tempo non convenzionale, gigantesca cucina (dovete proprio vedere il film per sbirciarne i dettagli).
Questa cucina che stravolge la mia predilezione per le cucine minimali in total white.
Pavimento con piccole piastrelle bianche e nere posate a disegnare un “tappeto” geometrico che incornicia l’isola operativa. Una classica boiserie bianca in perfetto pendant con le porte.
Le mensole in legno grezzo con la collezione di teiere, barattoli e libri a vista. Il tavolino con le gambe in ferro battuto. Il vecchio mobile a cassetti in legno.
L’isola centrale con il piano in marmo e le basi , di quel sofisticato grigio, con il top in faggio, proprio sotto la grande finestra con le veneziane in legno.
E quell’intenso color marsala alle pareti (nel film Eva/Kasia Smutniak indossa una camicia dello stesso identico colore delle pareti. Questo vi fa capire come niente, in questa scenografia sia lasciato al caso…)
E poi il bagno. Un bagno in perfetta sintonia con il resto della casa. Cementine a pavimento e piastrelle diamantate bianche fino a metà altezza. Un morbido color ottanio alle pareti e pezzi d’arredo che sembrano rubati al salotto: tavolini, abat-jour , quadri e un mobile in legno sul quale poggiare boccette di creme e profumi in apparente disordine.
Ecco,questa casa mi ha fatto esclamare “questa è la casa dei miei sogni”, con il suo raffinato disordine, i colori forti, la commistione di stili.
Anche se so che, trovandomi a riprogettare una casa per me, il lato minimal del “niente a vista” prenderebbe il sopravvento, ammetto che questi sanitari retrò e quel soggiorno allegramente sovraccarico e quella cucina da veri gourmet appassionati mi tentano terribilmente.
Questo stile potrebbe essere di ispirazione per chi si trova a ristrutturare una casa o un appartamento con dettagli d’epoca o vintage, con porte con specchiature e maniglie in ottone, soffitti alti e modanature, parquet a spina di pesce o con pose particolari, cementine o seminati alla veneziana originali.
In questi casi, dove è possibile, si può pensare di mantenere alcuni elementi e farne il filo conduttore di un progetto di arredo personalizzato e fuori dagli schemi.
E ora un po’ di dritte per quelli di voi che volessero
Copiare questo stile
Oppure, se non volete osare troppo, vi piacerà questa tonalità più chiara, il Guede 46 di Caravane
Se cercate delle poltroncine o delle lampade anni ’50 come quelle del film e non potete attingere al salotto della nonna, potete girovagare per i mercatini di antiquariato e modernariato (ce ne sono in ogni regione) oppure dare ogni tanto un’occhiata ai siti di
Dimanoinmano e di
Spazio900.
Tappeti patchwork simili a quello sotto il grande tavolo da pranzo potete trovarli
QUI.
E, per ricreare un perfetto bagno in stile retrò, come quello di Eva e Rocco, potete scegliere i sanitari di
Devon &Devon o di
Burlington, cementine in black and white di
Fioranese.
Mentre piastrelle diamantate bianche simili a quelle del film le trovate nel catalogo
Tonalite.
Enjoy Your Home!
P.S. Le scenografie sono di
Chiara Balducci che ha realizzato gli interni anche per un altro film di Paolo Genovese, “
Tutta colpa di Freud“, che devo ancora vedere e a questo punto la curiosità non è solo per la trama…
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