I miei vicini hanno ristrutturato casa. Non sono propriamente i miei vicini, nel senso che non sono sul mio pianerottolo e nemmeno nel mio condominio. Però hanno acquistato l’appartamento che si trova alla stessa altezza della finestra della mia cucina, nel palazzo dall’altra parte della strada.
Poiché ho una finestra in formato 16:9 e ho fatto la scelta (che durerà poco) di non mettere le tende, ho seguito passo passo tutti i lavori di ristrutturazione, pur non essendo io il progettista.
Non sono assolutamente una vicina impicciona, ho solo un’attrazione morbosa per i cantieri (mi fermo a leggere i cartelli di cantiere, butto dentro l’occhio e spesso anche la testa), pertanto dalla prima picconata all’ultimo mobile scaricato dai traslocatori, ogni volta che mi sono trovata in cucina non ho resistito alla tentazione di controllare l’andamento dei lavori. 
E’ sempre più difficile per le giovani coppie che acquistano la prima casa, arredarla già da subito nel minimo dettaglio. Si acquista (o si recupera) solo l’indispensabile: la cucina, un semplice tavolo e qualche sedia, un divano, il televisore che di solito viene appeso alla parete, un letto, un armadio. Gli altri arredi e i dettagli verranno aggiunti successivamente, in base alle necessità e alle disponibilità.
Questo non vuol dire che una casa cresciuta un pezzo alla volta rinunci ad essere progettata.
Al contrario, progettare vuol dire proprio “gettare avanti”, prevedere, pertanto il tempo e la lentezza sono ottimi alleati del processo progettuale. Aspettare permette di valutare, di capire i bisogni, di sbagliare e correggere gli errori. Ci permette di capire ciò di cui abbiamo (realmente) bisogno e di cercarlo esattamente come ci piace. E’ proprio la progettazione lenta che ci permette di lasciare in casa lo spazio per un oggetto  di cui, inaspettatamente, ci siamo innamorati senza dover dire “dove lo metto?”.
Crescono così, nel tempo, quelle che io chiamo “le case imperfette” , in cui l’imperfezione è intesa  come in-perfectio , cioè come non portato a termine, non compiuto. Quelle case  che hanno spazio vuoto senza averne timore Quelle case che, mentre si aspetta il lampadario dei sogni, si crea atmosfera con quelli di carta. Quelle che , se ancora non c’è un armadio, si decora l’ingresso con i cappotti. Quelle in cui, se non trovo un comodino che mi  piace, va benissimo una sedia.  Ed è proprio da questa in-perfezione che spesso nasce la loro bellezza e il loro pregio, perché nei luoghi dell’abitare bisogna sempre lasciare spazio al cambiamento.
Ecco la  selezione di stanze in-perfette che mi hanno ispirato, stanze in cui si aspetta una cucina nuova, un armadio, un vero letto, un comodino, una tenda. Stanze in cui si recupera: una macchina da cucire , una cornice, un tavolino . Stanze in cui, mentre si progetta con lentezza, tanti pezzi improbabili riescono a  mescolarsi insieme con grande raffinatezza.
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E’ guardando queste foto che mi è venuto in mente il titolo del post Elogio dell’Imperfezione.

Durante la stesura ho scoperto che Elogio dell’Imperfezione è anche il titolo dell’autobiografia di Rita Levi Montalcini.  Poiché ho una passione maniacale per i cantieri, ma anche per i libri,  mi è venuta la curiosità di buttare l’occhio tra quelle pagine e capire perché Rita Levi avesse voluto elogiare l’imperfezione, lei che era una scienziata e ho sempre pensato che gli scienziati amassero e ricercassero la perfezione.  Così ho voluto indagare. 
Il grande premio Nobel per la medicina, spiega come il progresso scientifico ma anche la crescita personale, di vita,  avvengano attraverso gli errori, che permettono di imparare, di escludere delle strade per intraprenderne di nuove, arrivando per tentativi al successo. L’imperfezione pertanto è un passaggio indispensabile lungo il percorso verso il traguardo e per questo va elogiata. Questo concetto e questa ricerca continua  sono validi per la scienza così come per l’arte.
Concludo  con un saluto affettuoso ai miei vicini di finestra, a cui faccio tanti auguri per la loro prima casa.  Sentitevi autorizzati a progettare con lentezza, pensando, provando e sperimentando e, se per qualche tempo la vostra casa non sarà perfetta, state tranquilli… proprio per questo sarà ancora più bella.

Enjoy Your Home!


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