La mano è la finestra della mente – Immanuel Kant

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Nel 2008, Richard Sennett , professore di Sociologia alla London School of Economics e alla New York University, pubblica il saggio “L’uomo Artigiano”, in cui si analizza la bellezza , il valore e gli effetti (sul prodotto ma anche sulle soddisfazioni per chi lo produce) del lavoro fatto con le mani e il cuore .
L’ uomo artigiano del libro di Sennett è colui che svolge “a regola d’arte” il proprio mestiere, mettendoci un forte impegno personale e trovando appagamento in quello che fa. Oggi il vero spartiacque tra  i lavoratori autonomi e i lavoratori dipendenti è l’essere padrone del proprio lavoro, amarlo e trarne soddisfazione, ogni giorno. Cosa sempre più difficile nel lavoro dipendente.
In un intervista rilasciata a il Sole 24ore, Sennett spiega come all’interno delle aziende non si sia investito sulla conoscenza e come i lavoratori, in questi anni, abbiano potuto acquisire solo una esperienza incompleta, lavorando in imprese frammentate e instabili.
Sennett evidenzia la differenza che c’è tra chi sa fare una cosa, accontentandosi di saperla fare e basta, e colui che invece è dotato dell’abilità artigianale che lo spinge a un continuo miglioramento. Oggi, nelle grandi organizzazioni questa visione non trova spazio perché le aziende non la incoraggiano.
Essere artigiano, qualunque lavoro si faccia , vuol dire pensare a quanto puoi crescere migliorando le tue abilità, ed avere tutto il tempo che serve per riuscirci. Questo non dipende solo dalla motivazione, che è importante ma non sufficiente, ma dal contesto organizzativo, che deve essere favorevole e valorizzare le persone, investendo su di loro a lungo termine.
Invece nelle aziende il focus è brevissimo.
Il modello artigiano del passato ci insegna una cosa importante: il senso del tempo. Per diventare maestri ai tempi antichi ci volevano anni.
L’arte si impara con il tempo e con la collaborazione : la formazione non è un’attività che si può portare avanti da soli, richiede condivisione delle conoscenze, scambio di critiche reciproche, controllo continuo dei progressi. Tempo e cooperazione sono valori tradizionali che alla lunga producono risultati, soprattutto se l’obiettivo  è la produzione di beni e servizi di qualità, che non si costruiscono con la fretta, ma basandosi sulla crescita continua delle competenze.
Rimanendo entro i confini  nazionali, le stesse teorie di Sennett sono esposte da Stefano Micelli, docente di Economia all’Università Ca’ Foscari che , nel suo libro “Futuro Artigiano” , sostiene come, separare il sapere manuale da quello  accademico e scientifico, sia stato un errore madornale per la nostra economia. 
Speculazioni sociologiche ed economiche a parte, chi di noi non ha mai apprezzato, nel suo piccolo, la soddisfazione che si prova nel realizzare qualcosa con le proprie mani?
Ricordo quanto mi piaceva, all’università, mettere insieme pezzi di balsa per trasformarli in piccole architetture. E, ancora prima, al liceo, vedere il foglio bianco riempirsi di linee che prendevano la forma di futuristiche prospettive. Quando facevo le medie c’era ancora l’ora di educazione tecnica ed era tecnica per davvero: c’erano i laboratori di fotografia e sviluppavamo nella camera oscura, intagliavamo compensato con il seghetto, facevamo lavori con chiodi, legno e fili di lana. E’ così che qualcuno di noi ha scoperto un talento o una passione.
  
L’artigiano è una persona comune, che ama il suo lavoro e migliora le sue  capacità giorno per giorno,
è una persona la cui creatività e il cui talento sono arricchiti dalla tecnica e dall’esperienza.
Il nostro è un paese ricco di artigiani, che ha sempre fondato la sua ricchezza e la sua cultura sul lavoro artigiano. E proprio  nel momento in cui l’industria svolge il suo sguardo a paesi lontani, alla ricerca di lavoro a basso costo, qui da noi si riscopre il valore delle cose uniche e fatte a mano, con calma, con amore e competenza.
E’ con questi presupposti che nascono in Italia realtà di cooperazione artigiana di diversa natura, come quella  di “Famocose makerspace”, spazio coworking a Roma, incubatrice di idee , laboratorio e luogo di incontro  per creativi ed artigiani di ogni tipo ma anche spazio per la formazione con corsi e laboratori per adulti e bambini.
Qui si incontrano artigiani con formazioni diverse, che si scambiano idee, competenze e creano sinergie. Tutti con un unico obiettivo: realizzare cose, per sentirsi realizzati.
Lo stesso principio ha guidato la fondazione di Slobs, un network di 20 artisti-artigiani riuniti da Barbara Vergnano e Vera Montanari nella magica cornice di una corte settecentesca a Milano .
I prodotti realizzati da questi venti artisti, che rappresentano la qualità, l’eccellenza e le capacità tecniche e creative del nostro artigianato sono opere uniche, che raccontano la storia delle nostre tradizioni ma anche la capacità di innovazione e l’instancabile spirito di ricerca tipici del (Hand) Made in Italy.

 Dall’alto verso il basso
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La loro unicità è in grado di rendere unico anche l’ambiente in cui si trovano. Sono oggetti il cui valore intrinseco è fatto di storia, di tradizione, di studio, creatività, esperienza e tecnica . Scegliere di acquistare un oggetto di artigianato o far realizzare artigianalmente un mobile, una decorazione, un complemento, vuol dire scegliere un’eccellenza,  il valore di un’opera irripetibile, vuol dire scegliere di dare un futuro ad una tradizione.
Enjoy Your Home!

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